Il tesoretto del Campidoglio è il più antico nucleo di monete d’argento rinvenuto a Roma. Esso consiste di 77 monete d’argento romane, magnogreche e celtico padane e fu ritrovato sotto la piazza del Campidoglio nel 1938 nei pressi del tempio del dio etrusco-gallico Veiove, durante lo scavo della Galleria di Congiunzione. Nel gruzzolo vi sono rappresentate le prime coniazioni romane in argento, i didrammi romano–campani, oltre ad emissioni di Napoli e di Taranto, ad alcune dramme celtico-padane e ai quadrigati, monete romane così denominate in base al tipo del rovescio.
La presenza delle monete celtiche suscitò un certo stupore tra gli archeologi dell’epoca perché tali produzioni non sembravano aver circolato a sud dell’attuale Emilia Romagna. In seguito, nel 1990, venne scoperto un tesoretto assai simile a quello capitolino in un sito sulle montagne dell’Appenino Bolognese, a Monte Bibele presso Monterenzio. Qui era situato un importante villaggio gallico distrutto dai Romani alla fine del III secolo a.C., al termine della II guerra punica, quando l’espansione romana si era rivolta verso i Celti padani o Galli; in precedenza questi avevano costituito la parte più rilevante dell’esercito di mercenari al soldo di Annibale. Il famoso generale cartaginese aveva condotto il suo esercito in Italia Meridionale pagandolo con il denaro romano e della Magna Grecia, ottenuto come bottino.
La presenza sul colle capitolino di monete provenienti da aree geografiche totalmente diverse, di non comune circolazione, rende credibile l’ ipotesi che esse costuiscano un preda di guerra recuperata dai Romani in terra gallica. Esse costituirebbero un deposito votivo presso il tempio di Veiove – divinità assimilabile al dio gallico Dis pater-, edificio dedicato nel 194 a.C. dopo la vittoria del console romano, Lucio Furio Purpurione contro i Celti nell’attuale Emilia Romagna.