Tesoro di Via Alessandrina

Il 22 febbraio 1933, mentre si procedeva alla demolizione di un caseggiato posto in Roma presso via Alessandrina 101, un manovale con un colpo di piccone fece cadere una lastra di ferro che era coperta da una doppia fila di mattoni. Venne così in luce un nascondiglio, praticato rozzamente nel muro. Dall’apertura appena rinvenuta, cominciò a fuoriuscire una cascata di monete d’oro. Si trattava, come in seguito venne chiarito, di un tesoro di monete e gioielli che un antiquario romano, Francesco Martinetti (1833-1895), non a caso denominato il “re dei criceti”, aveva nascosto in un muro della sua abitazione prima del 1895, anno della sua morte. 

Il tesoro era composto da 440 monete antiche, medioevali e moderne autentiche (397 in oro e 3 d’argento), 2089 esemplari aurei del XIX secolo e da 80 straordinari pezzi di oreficeria

E’ possibile riconoscere tra le monete antiche diversi nuclei provenienti da tesoretti, come nel caso degli aurei tardorepubblicani rinvenuti a Caiazzo nel 1877, in provincia di Caserta. 

Tra gli 80oggetti di oreficeria, hanno particolare rilevanza le gemme provenienti dalla Collezione Boncompagni Ludovisi,una delle più importanti raccolte di pietre preziose del XVII secolo, formatasi all’inizio del Seicento ad opera di Francesco Boncompagni e gelosamente custodita dalla famiglia per oltre due secoli. Persino J. Winckelmann, in una lettera del 1757, si rammaricava di non avere ancora visto la collezione del Duca di Piombino della quale si “faceva gran segreto” e Goethe, trent’anni dopo, annotava nel suo “Viaggio in Italia” di avere avuto la fortuna di visitare la rara collezione per intercessione del conte Fries.

Il valore della raccolta è testimoniato anche dalla esistenza di calchi in zolfo tratti dalle pietre incise, come quelli esposti nella sala che si possono far risalire alla seconda metà del Settecento.