Dall’attività di vigilanza degli scavi effettuati in occasione dei lavori edilizi per la trasformazione urbanistica di Roma capitale d’Italia, dagli acquisti (come le collezioni del marchese Giampietro Campana e del cav. Giulio Bignami) e da donazioni della Commissione Archeologica Municipale, pervennero alla nummoteca capitolina oltre 45.000 monete.
Sono però purtroppo andate perdute, per la maggior parte degli esemplari provenienti dagli scavi, le informazioni relative ai contesti di provenienza, dal momento che il materiale numismatico fu descritto molto genericamente sia nei rapporti degli ispettori della Commissione che nei registri di ingresso nelle collezioni capitoline.
Solo per un piccolo numero di pezzi è stato quindi possibile rintracciare i dati di rinvenimento.
E’, ad esempio, il caso di 19 solidi appartenenti ad un tesoretto databile al 480-491 d.C., ritrovato sull’Esquilino presso l’attuale Piazza Vittorio, e di quattro medaglioni in bronzo molto restaurati, venuti alla luce presso il Monte di Giustizia, nell’area della Stazione Termini, probabilmente provenienti da scavi attuati dal nuovo governo italiano, e comprati sul mercato antiquario da Augusto Castellani per il nuovo Medagliere Capitolino.
Un rilevante e importante ruolo nell’attività di riordino, acquisto e schedatura delle monete della raccolta, fu quello svolto dal marchese Camillo Serafini (Roma 1864-1952), archeologo e numismatico di grande valore e membro a partire dal 1897 della Commissione Archeologica. Tra gli eccezionali acquisizioni compiuti da Serafini, oltre alla collezionedella famiglia Orsini, si ricordano alcuni esemplari provenienti dai medaglieri del prof. Prospero Sarti e del marchese Carlo Strozzi (1810-1886).
Un gruppo di oltre 30.000 monete, recuperate dalla Commissione Archeologica e cosiderate materiale di scarto sono oggi in corso di studio e di pubblicazione da parte dei Musei Capitolini con l’ausilio degli studenti dell’Università di “Romatre”.