Dopo l’Unità d’Italia e la proclamazione di Roma Capitale, la città venne sottoposta ad un’intensa ristrutturazione urbanistica per la costruzione dei nuovi quartieri. Questo determinò lo sterro e la distruzione di numerose aree, quali ad esempio l’Esquilino, precedentemente non edificate. Proprio allo scopo di vigilare sulle scoperte archeologiche recependo le preziose notizie sui ritrovamenti che si susseguivano nelle zone in questione, venne istituita da un nucleo di esperti archeologi e numismatici, nonché consiglieri comnali, tra i quali Augusto Castellani, Rodolfo Lanciani, Giovan Battista de’Rossi e Pietro Ercole Visconti, la Commissione Archeologica.
Ma è prevalentemente dagli scavi archeologici delle aree destinate all’edilizia civile che provenivano i reperti monetali più copiosi ed abbondanti, dall’età ellenistica a quella tardo-antica e bizantina, soprattutto in bronzo e assai raramente in argento e in oro, come nel caso del ripostiglio dell’Esquilino.